Molti hanno sentito parlare di Nepal o Tibet ma pochi sanno cos'è la Regione dello Zanskar, che corrisponde al bacino dell'omonimo fiume; si estende a Sud-Est di Leh, ed è un'area desertica e isolata con paesaggi favolosi di immensità e durezza, dove si perpetuano le antiche tradizioni Tibetane.Si può viaggiare unicamente da luglio ad agosto perchè negli altri mesi la neve e il gelo rendono impossibili gli spostamenti da una valle all'altra. E' a Leh, capitale dello Zanskar, che comincia il 3 agosto 2007 la mia avventura, condivisa con altre venti persone e durata diciannove giorni.  
Affascinante è la parola che penso  più adatta per descrivere questo viaggio, ma per raccontarlo nella sua interezza e con tutte le emozioni ad esso collegate ci vorrebbe ancora più spazio.
Sono partita quasi del tutto ignara dei luoghi che avrei visitato e di ciò che poteva essere il trekking stesso, delle difficoltà e dei disagi che avrei dovuto sopportare; mi sono catapultata ad occhi chiusi in questa avventura affidandomi alla guida, Gianni Pasinetti, ed ai suggerimenti di amici che già avevano vissuto un'esperienza analoga. Non mi sono pentita, anzi....  Il trekking nello Zanskar mi ha rivelato tre componenti fondamentali: quella naturalistica, l’avventurosa, la culturale e devo dire che nessuna delle tre ha deluso le mie aspettative; anzi sono state ampiamente superate.
Descrivere la componente naturalistica è semplice: diciannove giorni di cammino attraverso una natura incontaminata e circondata da montagne che superano i seimila metri d’altezza, seguendo il corso dei fiumi e valicando passi che a volte oltrepassavano i 5000 metri; il colore delle montagne rosso-rame, con sfumature tendenti al verde, che ricorda il colore delle Dolomiti; le valli, un vero e proprio ambiente desertico d’alta montagna, sono un paradiso per il trekking anche se già di un certo impegno, se non altro per le alte quote che vengono raggiunte.
La parte avventurosa, tutto ciò che non era programmato e che non era incluso nel pacchetto "viaggio", è stata la componente che maggiormente mi resterà impressa e per me la più emozionante; in particolare i giorni di pulmino, su strade strette, spesso sterrate e fiancheggiate da precipizi; oppure quando ci siamo trovati nel bel mezzo di una manifestazione di camionisti bloccati da giorni a causa di una frana che impediva loro di continuare il cammino. Certamente la nostra è stata una "avventura" con la "a minuscola” se paragonata alle spedizioni che partono dalla vicina Katmandu, ma per me è stata ampiamente gratificante.
ATTRAVERSO LO 
ZANSKAR

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La componente culturale è stata certamente  la più interessante di tutto il viaggio: nei villaggi, lungo i sentieri e sulle cime dello Zanskar la religione è una presenza costante, il richiamo al divino è ovunque. 
Lo ricordano i festoni delle preghiere affidate al vento su tutte le alture, gli stendardi e le insegne dorate dei monasteri, i chorten e i sassi votivi incisi ad ogni svolta del sentiero, gli innumerevoli monaci, la sacralità stessa delle montagne. 
L'emozione più forte che ho provato entrando in uno dei monasteri visitati, è quella del tempo che sembra non trascorrere mai; regnano una tranquillità e una pace a noi occidentali sconosciute, la mente si libera, ci si sente sereni e in armonia con se stessi e il mondo intero. 
E' stato difficile ritornare a casa, alle piccolezze della vita di tutti i giorni. 
A chi, al mio ritorno, mi chiedeva quale fosse stata la cosa che più mi ha colpito di questo viaggio, senza esitare ho risposto la gente, gente cordialissima, semplice e dignitosa; più volte durante il trekking abbiamo trovato ospitalità nelle loro case, ci hanno accolto con tutti gli onori offrendoci il loro cibo e il classico tè tibetano. 
I bambini, poi, sono un universo a parte: li trovi ovunque, nei villaggi, tanti bambini rosei e bruni, tutti intenti nei loro giochi inventati, con sciarpe e cappelli coloratissimi, liberi e spontanei, sporchi, col muso incrostato di burro di yak e le montagne tibetane negli occhi.
Cosa non riuscirò più a dimenticare? Il cielo, non ricordo di avere mai visto un cielo così ricco di stelle, così vicine e luminose, come quello che ho potuto osservare nello Zanskar di notte su un altopiano a 4.000 metri di quota. 
Più volte ho potuto ammirare le stelle cadenti, "esprimi un desiderio" ci raccomandavamo a vicenda, noi viaggiatori, tutti con gli occhi rivolti verso l'alto ad ammirare quel firmamento stellato; il mio desiderio: tornare sana e salva a casa, sicura che un pezzetto di quel cielo me lo sarei portato via con me.
         			         
                                     Daniela S.
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