Mi ha sempre affascinato la montagna. Forse perché fin dall’infanzia, sia in estate che in inverno, vi ho trascorso stupende giornate di vacanza con la mia famiglia; soprattutto nelle stagioni invernali ammiravo paesaggi da favola nelle montagne della nostra provincia e in quelle del vicino Trentino. 
Tutto ciò, però, avveniva con gli sci ai piedi: sport che diventava tuttavia sempre più monotono, considerando anche le lunghe attese agli impianti di risalita. Più volte mi sono chiesto: perchè sprecare tanto tempo e arrivare sulle cime delle montagne senza provare soddisfazione?
Da tempo stavo pensando che sarebbe stato molto più gratificante arrivare su quelle cime con le proprie gambe e con un po’ di sacrificio, ma non sapevo come fare e con chi andarci.





Consigliato da alcuni amici ho così deciso di fare visita alla sede del C.A.I. Lumezzane, alla ricerca di qualche appassionato che mi avrebbe accompagnato nella mia nuova avventura: quella dell’escursionismo.
Dopo essermi tesserato, osservando il programma delle gite, ero entusiasta per la varietà  delle escursioni: dalle cime per me impossibili come la Punta Parrot nel Gruppo del Monte Rosa ai luoghi già  ammirati con gli sci ai piedi come le Dolomiti di Brenta! Avevo trovato ciò che faceva per me.
Ho iniziato a conoscere gente che aveva la mia stessa passione e già con le prime escursioni mi sono preso alcune soddisfazioni.
 
DOLOMITI DI BRENTA…
UN SOGNO DIVENTATO REALTA’
Gruppo al Brentei

28






Nel mese di settembre si prospettava per me la gita più affascinante: la traversata delle  Dolomiti di Brenta in due giornate: le avevo sempre ammirate da Pinzolo o da Madonna di Campiglio, ma mai avrei pensato di vederle da così vicino.
Ero un po’ perplesso sulle mie capacità di resistenza a 
quella fatica, ma era troppo affascinante….non potevo mancare!
La partenza era stabilita per il sabato mattina alle 7:00 (neanche tanto presto…) con la possibilità di scegliere tra due diversi percorsi, entrambi con arrivo al rifugio Brentei (2.182 m.), dove avremmo pernottato.
Decisi di fare il più impegnativo e selvaggio, quello che sale dalla  Val Brenta.
Il tempo era fantastico e pareva di essere in una cartolina. L’unico problema era lo zaino: quanto pesava! L’inesperienza mi aveva infatti portato a riempirlo di cose inutili e ciò mi avrebbe condizionato per tutta l’escursione. 
Arrivato al Rifugio Brentei, nutrivo qualche preoccupazione per l’indomani: ero molto stanco e gli scarponi nuovi acquistati per l’occasione, altra cosa che un escursionista esperto non farebbe mai, mi avevano provocato delle enormi vesciche. Mi chiedevo come avrei fatto a continuare in quelle condizioni...
Ma lo spettacolo che si prospettava dalle finestre del rifugio, con  il tramonto ed un panorama lunare, surreale, era a tal punto emozionante da non farmi sentire più né il dolore, né la fatica.
La mattina seguente mi sentivo pronto per affrontare una giornata impegnativa, nonostante le condizioni dei miei piedi  e lo zaino che sembrava sempre più pesante.







Partiti di buon mattino, con un sole splendente, abbiamo 
attraversato un breve tratto attrezzato per poi arrivare alla Bocchetta di Brenta (2.552 m.). 

Era la prima volta che mi arrampicavo così e l’emozione era fortissima. Più salivo e più sentivo la forza per andare avanti.
Dopo vari saliscendi con panorami mozzafiato si intravedeva finalmente il Rifugio Agostini (2410 m.),        ultima sosta prima di scendere verso San Lorenzo in Banale (758 m.).
La discesa era interminabile e mi chiedevo continuamente “chi me l’aveva fatto fare”! Ancora oggi non me lo so spiegare, ma so che sto già pensando alle prossime escursioni, magari anche più impegnative…
Forse la montagna è davvero una passione. Grazie al C.A.I. Lumezzane ho trascorso giornate indimenticabili e trovato persone che, come me, preferiscono frequentare la montagna con spirito di sacrificio, piuttosto che raggiungerla comodamente con altri mezzi.
						
	Gianluca F.

29