Anni fa scrissi questa poesia, semplice, perfino ingenua per una che, come me, tra i monti ci è nata. Questa poesia riportava l’immagine della montagna come l’immagine stessa della mia vita, bella ed impegnativa, con molti ostacoli da affrontare ed una gioia da desiderare giorno per giorno: appunto, “il fiore della felicità”.



A distanza di anni, riassaporo i sentimenti che mi hanno fatto scrivere queste poche righe e, con un pizzico di orgoglio, mi dico che, seppure da una carrozzina, di cammino ne ho fatto tanto anch’io tra i sentieri insidiosi che la vita riserva a tutti, e maggiormente ad una come me. Di amici ne ho tanti, anche se non tutti li frequento con assiduità. Alcuni abitano lontani da me, in altri paesi, mentre altri si sono persi chissà dove. Altri poi se ne sono andati su, in direzione del cielo,  attraverso quelle vette per ora irraggiungibili che un giorno scalerò anch’io, senza più fermarmi; so che mi attendono e sono sicura di ritrovarli tutti, perché ancora esistono dentro di me.
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Un monte da scalare

Un monte da scalare 
mi si para innanzi
lungo il cammino della mia vita.
Ispido, irto,
con alte pareti rocciose.
Ne temo la scalata.
Ma quando giungo alla cima
scorgo tra le rocce
un fiore profumato:
il fiore della felicità.


FUORI 
E DENTRO DI ME 
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Di esperienze ne ho fatte tante: la famiglia, lo studio, il volontariato, la poesia,  la vita consacrata. Sono contenta di portarmele dentro, come un bagaglio interiore da cui nessuno mi può separare. 
Le “alte pareti rocciose” non sono sparite, e ieri come oggi ci sono giorni in cui “ne temo la scalata”. Eppure, ormai, anch’esse mi sono familiari. Sono giunta a pensare che senza di esse la mia vita sarebbe stata una vita qualunque, di cui, forse, avrei conosciuto l’aspetto più superficiale. 
Invece, ho imparato che senza sforzo non è possibile raggiungere alcun traguardo e che soltanto con l’umiltà ed il coraggio di andare avanti si gioisce anche di fronte alle piccole cose. 
Quanti spiragli di luce mi spalancano il cuore quando qualcuno che mi è vicino sorride e continua a canticchiare! E poi, ho imparato che nella vita è bello condividere; la vita è una cordata, “ci si salva tutti insieme o non ci si salva affatto”, direbbe qualcuno di mia conoscenza, e come ha ragione! 
La montagna ce lo insegna bene. Chi si mette in cordata deve stare al passo con gli altri: gli esperti guidano, sostengono, mentre coloro che sono alle prime armi devono imparare in fretta per non ostacolare troppo il cammino.
Sono anni che non frequento più la montagna, pur tuttavia di tanto in tanto qualche fiore alpino arriva a colorare i miei pensieri. 
Mi pare allora di essere stata anch’io tra i boschi in cerca di funghi o a giocare sui prati verdi, come avveniva da piccola quando ad agosto andavo con la nonna e tutta la mia famiglia in una baita con le pareti irregolari, il fuoco nel camino e le lamiere per tetto, sopra cui la pioggia si divertiva a tamburellare il suo ticchettio. Lì era bello farsi svegliare la mattina presto dalla luce del giorno e dal suono dei campanacci delle mucche che venivano a pascolare, e come mi piaceva starmene a giocare con l’eco che rimbalzava sempre più lontano per poi tornare come un’onda inattesa.  
Una voce arrivava, la nonna le riconosceva tutte, e a tutte rispondeva, i miei fratelli e cugini correvano, e qualcuno arrivava sempre a salutarci, a fare quattro chiacchiere, e ciascuno portava la propria storia. La sera poi, me ne stavo a guardare le luci del paese che ad una ad una arrivavano sorprendenti e incalcolabili, come le minuscole lucciole che in agosto si accendevano sull’erba e venivano a popolare la mia immaginazione. 
Ricordi passati, ma belli, che mi hanno resa piena di stupore e di gratitudine di fronte alla bellezza della natura, come agli affetti più cari.
Concludo, augurandomi che il mio cuore sia sempre in cammino, alla ricerca, ieri come oggi, del fiore della felicità, che ancora desidero e che mi auguro di cercare fino all’ultimo dei miei giorni. 
Presto sarà l’inverno, fuori e dentro di me. La neve coprirà i miei sentieri rendendoli scivolosi, irraggiungibili, irriconoscibili.  
Allora, avrò bisogno di risentirne il profumo, di riconoscerlo, di rallegrarmi per la sua presenza rassicurante e sempre sorprendente.

					
                                Fiorella E.

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