Ho sempre amato la montagna, ma da quando ho incontrato gli amici del GAL ho imparato ad apprezzarla ancora di più. Quando mi hanno chiesto di scrivere qualcosa su una delle nostre uscite, non sapevo da dove iniziare e quale raccontare, un po’ perché era troppo difficile sceglierne una ( tutte belle!),  un po’ perché la fatica fatta  aveva  cancellato dalla mia memoria alcuni particolari, impedendomi di ricordarli.Alla fine la scelta è caduta (forse per affinità col nome del mio maritino) sul Pizzo “Coc(c)a. ”Avevamo già fatto una prima uscita con il GAL e aspettavamo trepidanti che ci dessero il “nulla osta” per partecipare alla gita successiva. Finalmente arriva l’occasione e ci informano che sabato e domenica si va sul Pizzo Coca, nome che non ci dice nulla, ma siamo sicuri che se è stato scelto di certo ci riserverà qualche bella emozione. Purtroppo il sabato, giorno della gita, il tempo è brutto, nuvoloni bassi non fanno presagire nulla di buono e  si opta per partire presto la domenica mattina.L’idea che un percorso di due giorni sia condensato in uno (tenendo conto del ritmo veloce del “passo GAL”) un po’ ci lascia perplessi, ma la voglia di andare è tantissima.Finalmente la mattina, dopo alcuni brevissimi preparativi, si parte! Mentre saliamo la vista del rifugio (prima tappa) ci pare un miraggio lontano; io sono già stanchissima e penso che forse non è giornata ma…. per fortuna, oltre al sostegno del mio maritino, arrivano a darmi la carica il super sorriso di Marina e i preziosi consigli di Giovanni che mi svela un segreto sull’utilizzo dei bastoncini!
Finalmente  arriviamo al  sospirato rifugio, dove già  gli altri ci aspettano per ripartire il più in fretta possibile; adesso non sono più così stanca e la voglia di vedere dove siamo diretti mi dà la spinta giusta. 
Partiti per il secondo tratto della nostra salita, osserviamo con grande interesse il paesaggio che si apre intorno a noi e diventa sempre più  affascinante,  mentre la fatica è mitigata dalle chiacchiere e dalle battute scherzose di Marco e Stefano. 
Penso alla nostra comitiva ed ai suoi componenti, ognuno con un proprio ruolo distinto, unico e indispensabile, che ha permesso che questo fosse veramente un grande gruppo; ritengo di essere proprio fortunata ad averli incontrati. 
Man mano che saliamo il cielo si riempie nuovamente di nuvoloni, ma non 18
sembrano preoccupare nessuno (tranne me che tengo volentieri nascosta la mia preoccupazione)! Ad un certo punto ecco la tanto amata e sospirata neve sotto i nostri piedi; tutto è bianco intorno a noi, ma continuiamo a salire! Io, procedendo staccata dagli altri (avevo già formato il gruppo “C” quello degli scarsi), incontro alcuni alpinisti bergamaschi che mi consigliano di tornare indietro. Logicamente continuo visto che i miei compagni sono davanti che mi aspettano e, quando li raggiungo, racconto il consiglio datomi che fa sorridere tutti e accende “ l’orgoglio” bresciano!
Finalmente arriviamo al terzo tratto della nostra ascesa, quello più impegnativo, ma anche più divertente: è il momento di Davide e Sergio che scelgono la strada migliore e si alternano a tracciare il percorso, mentre Giovanni, come un fido angelo custode, mi resta sempre vicino rendendo sicuro ogni mio passo e facendo sì che io mi possa godere appieno la salita, senza correre pericoli.
Tra roccette e canalini innevati arriviamo finalmente alla vetta, è una grandissima gioia!
M’è sempre piaciuto tantissimo questo aspetto della montagna: se vuoi arrivare in cima devi faticare, maggiore è la fatica, maggiore è la gioia, mi fa sentire profondamente viva.
Lasciato il tempo per le congratulazioni e per ammirare il paesaggio, è ora che la poesia lasci il posto alla concretezza, perchè i nuvoloni diventano più densi; la discesa è ancora lunga, in fondo siamo solo a metà strada…e il divertimento deve ancora arrivare. 
Quelle che in salita possono  essere delle arrampicate non troppo impegnative in discesa diventavano  talvolta  degli ostacoli pericolosi, per cui  con grande diletto, Sergio, chiodi alla mano, costruisce una super sosta su cui ci possiamo assicurare.  
La discesa è veramente stancante, ma quando arriviamo alle auto, guardo in lontananza la strada percorsa e mi rallegro per le meravigliose sensazioni provate poco prima.
   Me ne torno a casa esausta, soddisfatta e veramente grata a chi ha condiviso con me questa splendida domenica rendendola così speciale. 

 Sara B.
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