Inizialmente il viaggio, proposto e organizzato dall’Associazione Versanti di Flavio Signorini, doveva essere Nepal e Tibet, con trekking della montagna sacra del Kailash (6714 m). Poi, a seguito delle vicende dell’aprile scorso in Tibet, il governo cinese ci ha negato il visto d’ingresso in Tibet. A poche settimane dalla partenza abbiamo dovuto cambiare programma, ed è così che mi sono trovata con gli altri 15 membri del gruppo in Nepal e Mustang.
Il MUSTANG, antico regno himalayano, è un’arida regione posta al confine con il Tibet, che si estende lungo il fiume Kali Gandaki; il capoluogo è Jomsom, mentre la zona d’influenza tibetana è denominata Alto Mustang. L’Alto Mustang è formato da due regioni distinte: la zona Sud, e la zona Nord (l’antico regno del Lo), dove lingua, cultura e tradizioni sono in genere tipicamente tibetane. La capitale è Lo Manthang, dove vive e risiede il sovrano Lo Gyelbu; la storia del Mustang è antica, ricca e complessa e la zona è una delle più interessanti del Nepal. L’area è rimasta completamente inaccessibile ai trekkers stranieri fino al 1991; oggi è possibile accedervi solo se si è muniti di un particolare permesso di trekking del costo di $ 700 per persona per 10 giorni, con partenza e ritorno da Kagbeni (la porta del Mustang).
Il trekking attraversa un paesaggio desolato e privo di vegetazione; nel pomeriggio la regione è abitualmente spazzata da forti venti che generalmente calano di notte. Poichè l’Himalaya protegge con la sua mole la regione dalla pioggia, nel Lo piove molto meno che nel resto del Nepal. 
Durante il monsone il cielo è nuvoloso, si ha qualche debole precipitazione generalmente di notte. Nello stesso Lo, la campagna è simile all’altopiano del Tibet, con le sue distese di colline gialle e verdi, modellate dal vento. La zona dell’Alto Mustang è più soggetta alle piogge e i suoi rilievi consistono per lo più in grandi dirupi incavati di colore rosso, formati da conglomerati di minuscole pietre sferiche tenute assieme dal fango. Diverse ore di cammino separano i villaggi, che appaiono quasi come miraggi all’orizzonte; durante l’estate, dopo la semina, il loro aspetto è quello di oasi verdi in mezzo al deserto. In questa zona per la costruzione di case e templi (gompa) viene impiegata la terra battuta, oppure mattoni di fango asciugati al sole su fondamenta di pietra. 
Con questo metodo sono state realizzate straordinarie opere di architettura, come la cinta muraria e il palazzo a 4 piani di Lo Manthang. Gli abitanti del Lo, a dispetto del loro isolamento, sono socievoli, aggiornati e pieni d’iniziativa; sono essenzialmente tibetani e sono abili commercianti. La principale fonte di sussistenza deriva dall’agricoltura e la maggior parte delle famiglie coltiva campi di grano saraceno, orzo, frumento e senape; inoltre allevano capre e pecore, e radunano in mandrie gli yak.

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MUSTANG