Avevo fatto la mia prima ed unica via ferrata, le “Bocchette Centrali”, circa due anni fa e da allora mi era rimasto il desiderio di ripetere questa esperienza, così insolita ed emozionante.
Quando meno ci pensavo, l’amica Santina m’informa che il C.A.I. avrebbe fatto una ferrata il 26 ottobre ai Piani d’Erna  a Lecco con chi desiderasse cimentarsi.
Ecco, era il mio momento, quello tanto atteso eppure non ne ero più così convinta. Mille dubbi, mille perplessità mi assalivano: non ero un po’ fuori di testa a fare una ferrata  alla mia età? Ne sarei stata capace? Stavo quasi per rinunciare quando mia figlia, sapendo di questo mio desiderio, mi porta a casa tutto il suo kit per ferrata. A quel punto ho deciso; avrei provato in ogni modo, era l’occasione  migliore  per poterlo fare assieme  a persone esperte.
La domenica mattina ci troviamo sul piazzale delle piscine; è una giornata autunnale, ma bella e soleggiata, ideale per un’escursione in montagna.
Arrivati a Lecco, saliamo fino al piazzale da dove avrà inizio la nostra gita. Non tutti faremo lo stesso tragitto per arrivare in vetta; ci dividiamo in due gruppi, uno salirà per la via ferrata, l’altro  con il sentiero normale.
In breve tempo siamo all’attacco della nostra via attrezzata; sono emozionata, mi faccio aiutare da Norma a mettere l’imbrago ed il caschetto. Livio si offre di assistermi in quest’impresa, m’impartisce le istruzioni sull’uso dei moschettoni, su come devo appoggiare i piedi e cercare gli appigli con le mani. Le parole sono semplici e chiare, ma molte volte comunque dovrà ripetersi lungo il percorso.
Da sotto quasi non mi sembra possibile che si possa salire su per quelle rocce! Si 
parte! Aiutati da catene e scale ci arrampichiamo, ci alziamo sempre di più, il paese sotto di noi si allontana man mano. E’ faticoso ma bello riuscire a superare un passaggio che ti sembra  insuperabile .
Poi ci sono le scale, strapiombanti sul vuoto che, secondo i miei amici, il più delle volte sono quasi inutili, ma per me sono l’occasione per riposarmi un poco, pur salendo.
Verso metà percorso, ecco si presenta un altro piccolo ostacolo: un ardito ponticello da attraversare. 
Non avevo mai visto un ponte fatto in quel modo: due soli cavi metallici costituiscono tutta 
la struttura del ponte. Osservo attentamente come fanno a passare Enrico e Livio, ascolto le sue raccomandazioni e poi parto anch’io.
Con i moschettoni e le mani  sul cavo che ho sopra la testa avanzo, a piccoli passi laterali,  sul cavo sotto i miei piedi. In basso si apre un bel precipizio. Un pensiero mi balena per la testa! Tante volte avevo sentito dire che ogni vita è appesa ad un filo, ma mai come questa volta l’avevo sperimentato: ero proprio appesa ad un filo, nel vero  senso della parola.
Superiamo anche questo e dopo un’altra oretta circa d’arrampicata, vediamo la croce che svetta sulla sommità ed i nostri amici, saliti dall’altro sentiero, che salu-tano dall’alto. Comincio ad essere un po’ stanca, ma riprendo fiato ed ecco l’ultima scala: siamo arrivati!!! Gli amici mi fanno i complimenti per la mia salita io sono contenta ed emozionata: ce l’ho fatta!!!
Per questa mia avventura sento di dover ringraziare tutti gli amici del C.A.I., sempre pronti a darti una mano, ma  soprattutto Livio che mi ha seguito quasi passo passo.                                                                          

       	Gabriella M.
Non è mai 
troppo tardi!!!
Avevo fatto la mia prima ed unica via ferrata, le “Bocchette Centrali”, circa due anni fa e da allora mi era rimasto il desiderio di ripetere questa esperienza, così insolita ed emozionante.
Quando meno ci pensavo, l’amica Santina m’informa che il C.A.I. avrebbe fatto una ferrata il 26 ottobre ai Piani d’Erna  a Lecco con chi desiderasse cimentarsi.
Ecco, era il mio momento, quello tanto atteso eppure non ne ero più così convinta. Mille dubbi, mille perplessità mi assalivano: non ero un po’ fuori di testa a fare una ferrata  alla mia età? Ne sarei stata capace? Stavo quasi per rinunciare quando mia figlia, sapendo di questo mio desiderio, mi porta a casa tutto il suo kit per ferrata. A quel punto ho deciso; avrei provato in ogni modo, era l’occasione  migliore  per poterlo fare assieme  a persone esperte.
La domenica mattina ci troviamo sul piazzale delle piscine; è una giornata autunnale, ma bella e soleggiata, ideale per un’escursione in montagna.
Arrivati a Lecco, saliamo fino al piazzale da dove avrà inizio la nostra gita. Non tutti faremo lo stesso tragitto per arrivare in vetta; ci dividiamo in due gruppi, uno salirà per la via ferrata, l’altro  con il sentiero normale.
In breve tempo siamo all’attacco della nostra via attrezzata; sono emozionata, mi faccio aiutare da Norma a mettere l’imbrago ed il caschetto. Livio si offre di assistermi in quest’impresa, m’impartisce le istruzioni sull’uso dei moschettoni, su come devo appoggiare i piedi e cercare gli appigli con le mani. Le parole sono semplici e chiare, ma molte volte comunque dovrà ripetersi lungo il percorso.
Da sotto quasi non mi sembra possibile che si possa salire su per quelle rocce! Si 
parte! Aiutati da catene e scale ci arrampichiamo, ci alziamo sempre di più, il paese sotto di noi si allontana man mano. E’ faticoso ma bello riuscire a superare un passaggio che ti sembra  insuperabile .
Poi ci sono le scale, strapiombanti sul vuoto che, secondo i miei amici, il più delle volte sono quasi inutili, ma per me sono l’occasione per riposarmi un poco, pur salendo.
Verso metà percorso, ecco si presenta un altro piccolo ostacolo: un ardito ponticello da attraversare. 
Non avevo mai visto un ponte fatto in quel modo: due soli cavi metallici costituiscono tutta 
la struttura del ponte. Osservo attentamente come fanno a passare Enrico e Livio, ascolto le sue raccomandazioni e poi parto anch’io.
Con i moschettoni e le mani  sul cavo che ho sopra la testa avanzo, a piccoli passi laterali,  sul cavo sotto i miei piedi. In basso si apre un bel precipizio. Un pensiero mi balena per la testa! Tante volte avevo sentito dire che ogni vita è appesa ad un filo, ma mai come questa volta l’avevo sperimentato: ero proprio appesa ad un filo, nel vero  senso della parola.
Superiamo anche questo e dopo un’altra oretta circa d’arrampicata, vediamo la croce che svetta sulla sommità ed i nostri amici, saliti dall’altro sentiero, che salu-tano dall’alto. Comincio ad essere un po’ stanca, ma riprendo fiato ed ecco l’ultima scala: siamo arrivati!!! Gli amici mi fanno i complimenti per la mia salita io sono contenta ed emozionata: ce l’ho fatta!!!
Per questa mia avventura sento di dover ringraziare tutti gli amici del C.A.I., sempre pronti a darti una mano, ma  soprattutto Livio che mi ha seguito quasi passo passo.                                                                          

       	Gabriella M.

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