Ore 17,30 mi avvio. Mi pare di ricordare il sentiero; strada, casa con cane che abbaia, nessun problema. Fa molto caldo ma è un piacere; cammino nel pomeriggio quasi estivo accompagnata da miriadi di insetti e dal mio respiro un poco affannoso. 
	Penso, penso ai ragazzi che troverò lassù per qualche bella arrampicata, penso a me, alla mia vita, ai miei anni quasi persi e poi ritrovati; ogni tanto mi fermo, il sentiero è abbastanza ripido, guardo giù, non avrei mai detto di amare il posto dove sono nata, ed invece mi ritrovo ad apprezzare e guardare con affetto le montagne della valle. Il paesaggio non è per niente male, Lumezzane di sotto è fitta di case ma illuminata da un sole battente che le dice bene. 
	Il cielo è fiammeggiante di azzurri e bianchi abbaglianti che fanno contrasto con il verde luminoso del sottobosco ed il tenue multicolore dei fiori che punteggiano i bordi del sentiero, fiori piccoli, delicati e poco appariscenti, niente di che, come questi monti, non alti, non famosi, non ricercati ma nostri e per questo importanti.
	Lucertole veloci mi distraggono dai pensieri che mi inseguono: chissà dove sarà, cosa farà, quando tornerà, la mia vita persa…. il dolore che piano si affievolisce, troppo piano forse, ma è un bagaglio a mano che mi tocca ancora.
	Ora sono alle ultime case, seguo divertita anatroccoli che camminano in fila e cerco il sentiero che prosegue, mi confondo ma poi trovo il filo della teleferica, bene, forse riesco ad arrivare prima degli altri e fare loro una sorpresa. Mi sento una sciocca, anzi no, una sciocca felice.
	Mi inoltro tra cespugli pieni di ragnatele, mi viene da pensare che non sia la via giusta, ma vado avanti. Vedo il muro delle rocce della falesia e mi paiono sempre più vicine, il sentiero è poco agevole ma camminare mi piace e la voglia di raggiungerle è un motore fantastico.
   	E' quando mi ritrovo in cima al monte, davanti ad un posto di caccia mai visto, che ho la certezza di aver sbagliato sentiero. Vedo le rocce che paiono sorridermi ironiche sulla sinistra, devo deviare ma non trovo uno straccio di sentiero. Dò una voce, spero che qualcuno sia arrivato su e mi senta. Mi sono persa!
	Finalmente una risposta, c'è qualcuno, ora mi raggiunge, lo vedo spuntare a metà della valletta che divide me dalle rocce e penso divertita ad uno spiritello di montagna che viene in mio aiuto, anche perchè, da lontano, non riesco a capire chi è veramente.
	Vedo, tra gli alti cespugli, la figura che appare e scompare, poi ci incontriamo, è uno dei nostri; che bello vederlo. Si ride divertiti della piccola disavventura, certo, la montagna non è mai da sottovalutare, anche per piccole cose come questa.  
	Si va su insieme, siamo comunque i primi; le vie sono belle, non le ricordavo bene ma ora a rivederle mi piacciono ancora di più, rido a leggerne i nomi ed a sentire i racconti legati alla loro preparazione e chiodatura. 
	Ci imbraghiamo, si tira su la prima via, fa caldo ma non troppo, uno alla volta arrivano gli altri ed il gruppo è fatto, una via dopo l'altra mi accorgo che non sono per niente facili, hanno del carattere, ostiche come la gente della valle, ma è un piacere riuscire a capirle e percorrerle.
	Le due in cima e poi quel camino che ti fa utilizzare tecniche che in altro modo non impareresti e poi le classiche sotto, tutto veramente godibile.
	Non mi stanco ad andare su e giù ed i ragazzi ridono delle mie ginocchia spaccate e rigate dalla roccia.
	Si va via con i muscoli indolenziti e con intatta la voglia di tornare, certo è "solo" una falesia ma si ha la sensazione che ti stia aspettando e mancassi solo tu per completarla e, per questo,la senti un poco più vicina rispetto a tutte le altre che hai sperimentato.
	Scendendo veloce il sentiero, che forse ora ho imparato veramente, penso serena ed onorata che probabilmente ho trovato il mezzo per avvicinarmi agli spiriti delle montagne di casa nostra.

                                     Marina L.
Le Scale
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