UN BIBERON...

E

TANTO STUPORE

Chi  frequenta la montagna sa di avere davanti a sé un mondo non solo da capire, ma anche da scoprire e tutto ciò diventa ancora più particolare se a viverlo è un bambino.

Avevamo promesso a Giorgio che saremmo andati in un rifugio per provare l’emozione di dormire in un letto a castello più particolare di quello di casa, dove per poter accedere bisognava sali­re con una scala, per poterci dormire ci si infilava in un sacco a pelo e dalla finestra posta sopra lo stesso si potevano vedere le tante stelle e la luna che popolano il cielo.

L’atmosfera che volevamo creare era quella di un’avventura tutta particolare: usare la pila a frontalino, quando ormai tutte le luci si sarebbero spente, fargli immaginare che non appena avrebbe finito il latte del suo biberon ci saremmo recati nella malga per prendere del latte appena munto.

Ci diamo quindi da fare per cercare un rifugio che ri­sponda alle esigenze di Giorgio, dove si possa arrivare a piedi in breve tempo, perché il tempo può essere bre­

ve per noi, ma visto con gli occhi di un bambino di tre anni è diverso.

Così decidemmo che quel week-end sarebbe stato de­dicato a lui e dovevamo armarci di un po’ di pazienza; la regola che ci siamo posti è stata quella di non sollecita­re i suoi passi, ma fare in modo che fossimo noi ad ade­guarci al suo ritmo.

Che dire: una bella avventura.

C’erano dei momenti che sembravamo essere dei ca­gnolini: faceva cinque passi avanti e poi decideva che voleva tornare più giù dove aveva visto un bel bastonci­no che lo potesse aiutare a salire; voleva arrampicarsi poi su una roccetta che per lui era la sua montagna, il suo punto d’arrivo; e perché non fermarsi a tirare un sasso nell’acqua e poi un altro perché il primo aveva preso una direzione sbagliata?

 

 

E i suoi occhi non hanno dimenticato di fermarsi ad osservare il buco fatto da una marmotta e la sua curiosità lo ha spinto a sperimentare quanto fosse profonda quella tana.

Non è stato facile adeguare il passo e i tempi, ma con il senno di poi anche chi la pazienza un po’ l’aveva perduta lungo il sentiero, si è poi trovato gra­tificato da questa esperienza.

L’aver vissuto due giorni a così forte contatto con la montagna, in un ambiente caratterizzato dal bosco abitato dai folletti e dagli animali delle favole, dai ruscelli che scendevano dalla montagna e che spesso attiravano la sua attenzione, ha stimolato la sua fantasia.

Lo stupore lo ha poi sorpreso alle sponde del la­ghetto le cui acque erano verde smeraldo e nelle quali si rispecchiavano le cime delle montagne: com’era possibile che le stesse montagne che guar­dava con il naso all’insù poi le potesse vedere an­che con il naso all’ingiù?

Guardando la montagna con il naso all’insù e notando che ci avvicinavamo sempre più alla cima, chiedeva allora con insistenza se anche lui sarebbe arrivato là con la piccozza e i ramponi: è incredibile come i bam­bini notino questi particolari.

Come siamo arrivati al rifugio, Giorgio è stato imme­diatamente coinvolto dal rifugista a tener lontano le mucche dal prato adiacente il rifugio: è stato un vero divertimento per lui che finché non è arrivata la sera si è tenuto occupato con questa attività.

E’ stato tutto una grande scoperta: quanti “perché” ed è proprio in questi luoghi che imparano ad osservare e conoscere la natura a scoprire un mondo nuovo che lo circonda.

Devo dire che è un’esperienza da condividere con i propri piccoli, che siano essi nipoti o figli; consiglio di portarli in montagna a chi ha la possibilità, dedicando loro il proprio tempo.

 

                                                       Patrizia P.