IL CASTELLO DELLE STREGHE

Monte Muffetto          28 gennaio 2007 

Particolare giornata questa, ricavata da una domenica di blocco del traffico che vede solo quattro componenti del GAL partire per un’ altra avventura, Davide, Giovanni, Rinaldo ed io.

            La meta è il Monte Muffetto, tranquillo monte sopra Bovegno che Davide conosce molto bene visto che le sue origini provengono da questo bel paese.

            Sono le otto della mattina che ci vedono parcheggiare a Graticelle caratteristica frazione di Bovegno. Il tempo è bello, il freddo intenso non ci impedisce di godere della giornata che è appena nata. Ci avviamo lungo i viottoli del villaggio che salgono ripidi e appena un poco ghiacciati. E’ una pena guardare verso i monti e non vedere neve, quest’anno è molto scarso e non ci illudiamo di averne a buon mercato, si deve salire e molto per conquistarsi questo regalo bianco e freddo che adoriamo.

            Si cammina sotto ad un cielo luminoso e blu sottolineato da lunghe strisce di nuvole candide che sanno di giornata quasi afosa. Arriviamo alla bella malga Gardino a 1280 metri di altitudine, ovviamente chiusa per l’inverno, lungo un percorso rilassato immersi nelle belle abetaie che ricoprono i pendii. Cominciamo a vedere neve frammezzata da ciuffi di erba bruciata dal freddo, si prosegue ridendo di tutto.

            Ovviamente si cercano le rocce, ogni spuntone ed ogni piccola salita rocciosa è la nostra, Davide e Giovanni deviano il percorso per provarle tutte, io con un poco di difficoltà ed addirittura rinunciando talvolta se mi pareva di non capire la roccia che trovavo, molte volte assolutamente troppo scivolosa per i miei scarponi inesperti.

            Il sole è abbagliante e fa caldo, la neve, proseguendo, si fa abbastanza alta da essere divertente nonostante si vedano ciuffi d’erba che spuntano ovunque.

            Arriviamo ad un bel rifugio ristrutturato dagli alpini denominato cascina Muffetto a 1735 metri di dislivello, non è finito ma si vede già che sarà una costruzione ideale per gli escursionisti che si avventurano da queste parti.

            Il cielo è incredibilmente blu ed il panorama, affacciati sul piccolo piano davanti al rifugio solitario, è bellissimo con pendii coperti di neve ed abetaie sparse, in basso l’inizio delle case di Bovegno ed infine i monti lontani che brillano come diamanti fino all’infinito.

            Arriviamo alla cresta, la sorpresa è sull’altro versante, Giovanni mi chiama con un risolino e mi dice di dare un’occhiata. Terribile, Monte Campione è laggiù, pare un formicaio; sciatori di ogni genere coprono completamente le piste, un grosso e brutto condominio fatto a serpente a due teste la fa da padrone e come ciliegina sulla torta, diverse motoslitte che corrono rombando su e giù per i pendii attorno creando un sottofondo “musicale” non proprio montanaro.

            Con un sobbalzo ci tiriamo indietro, impossibile ignorare quello scempio con il rumore delle motoslitte che ci perseguita, ma proseguiamo sulla cresta inseguendo i nostri due amici che ci hanno preceduto, la vetta è li a pochi passi e vogliamo arrivarci.

            La neve è dolce e candida ora e notiamo bellissimi giochi creati dal vento che anche ora ci frusta violento, incontriamo due sciatori con sci d’alpinismo e so che Giovanni è un poco geloso di loro. Certo è che sono dei temerari poiché la neve è talmente scarsa da rendere quasi impossibile trovare il modo di scendere quei pendii indossando degli sci. Inverno veramente molto magro.

            Giungiamo alla vetta, bella anche se troppo facile con una sottile croce di ferro sormontata da una bandierina verde. Qualche stretta di mano e qualche foto ma per mangiare dobbiamo scendere che il vento è veramente instancabile ed il freddo intenso.

            Ci abbassiamo quindi sul versante est e un poco riparati sbocconcelliamo qualche cosa sotto ad un sole caldissimo. Ripartiamo affondando nella neve alta della cresta meravigliati dalle strane costruzioni aerodinamiche della neve sospinta dal vento.

            Proseguiamo e ci troviamo davanti ai vertiginosi picchi dei Corni del Diavolo rocce a picco spolverate dalla neve che disegna bei canali che attirano inevitabilmente il nostro sguardo. La neve si fa dura e difficile, si indossano i ramponi ed i miei tre ottimi compagni cercano l’ennesima variante per la discesa, è presto e per ammazzare il tempo ogni novità è festeggiata.

Dalla cresta scendiamo verso i pendii a sud dei Corni del Diavolo ma dopo pochi passi si torna indietro e si ripercorre il monte facendo un lunghissimo traverso che ci regala pure piccole difficoltà su roccia. La neve tiene bene e non si affonda molto, certo, ora fa caldo e sicuramente, battuta al sole, si smollerà velocemente ma arriviamo ad un canale che strapiomba verso valle e lo prendiamo subito.

            Bella discesa divertente, si affonda un poco ma il percorso si rivela veramente una sorpresa. Ridiamo dei nostri inciampi e talvolta siamo costretti a scendere a ritroso per la pendenza del pendio.

            Troviamo un piccolo rudere di mattoni, breve sosta che serve per ridere e riposare, Rinaldo tira fuori una fiaschetta di brandy, piccoli sorsi di liquore forte, non siamo abituati a queste sorprese e persino Davide ne assaggia un poco. Certo è che i nostri occhi si fanno più brillanti e le battute più divertenti.  

            Si riprende la cresta, ci rendiamo conto di non avere un sentiero sicuro ma questo non ci preoccupa, anzi, il vero spirito del GARRL è questo, esplorazione!

            Percorso facile su e giù per dossi che ora si rivelano spogli di neve e ci fanno abbandonare i ramponi. Fanno la loro comparsa abeti e piccoli fiori variopinti che ci meravigliano, non pare proprio l’ora che nascano fiori ma quest’anno è proprio strano.

            Ci ritroviamo nel bosco, rami bassi mi tirano i capelli, metto una protezione in testa e ci immergiamo alla ricerca di un sentiero che a volte appare e poi scompare come un folletto, Davide ci precede deciso con Giovanni e dietro Rinaldo ed io che ridiamo e vediamo curiosi passare un labirintico sottobosco poco innevato.

            Passiamo duri pendii, discese ripide e più volte torrentelli. Spuntando nuovamente in alto vediamo di sotto le poche case di                          ; siamo vicini al paese ma trovarlo non è facile.

            Sentiamo sotto il fiume che scorre, Davide dice che è talmente infossato che nel passato molte persone sono state trovate morte per aver cercato di superarlo senza fortuna.

            Ora un sentiero vero e proprio, lo seguiamo decisi, finalmente troviamo un casale, un ragazzo ci rassicura che il sentiero è quello giusto e porta proprio al paese, certo è ancora lontano ma camminare ci piace e si prosegue contenti.

            Il tratto finale è su di un sentiero di cemento, duro camminarci sopra, non abbiamo alternative ed arriviamo all’auto che sono passate le cinque del pomeriggio.  

            L’ultimo regalo di questa giornata è la vista di prati punteggiati da minuscoli bucaneve candidi, li fotografiamo quasi religiosamente, la natura riesce regolarmente a stupirci.

            Una fermata e Bovegno e poi a casa, ci siamo ritagliati una bella giornata sui monti di casa, sempre visti ma scioccamente mai percorsi, è proprio vero che prima di cercare altrove è necessario conoscere quanto si ha intorno. 

 

                                           Marina Livella