Notturna a Pizzo Corzene      22-dicembre 2007

           

Ecco che siamo arrivati alla notturna di fine anno!

            Ricordo, come fosse ieri, il ghiaccio fragoroso del monte Blumone immerso in una cupa notte dell’inverno scorso ed ho un certo timore ad affrontare una nuova esperienza in notturna, non se ne parla però di tirarmi indietro, quindi quando il gruppo decide di provare Pizzo Corzene in Presolana accetto incondizionatamente.

            Il Pizzo Corzene, è una godibile cresta frastagliata e dolce che si affaccia sull’immenso anfiteatro della Presolana proprio in mira al curioso bivacco Clusone, piccolo diamante arancio incastonato nella conca.

            Il fatto che siano luoghi conosciuti mi fa affrontare con più serenità il buio della notte, ricordo infatti abbastanza bene il percorso anche se so che le varianti saranno innumerevoli.

            Anche questa volta gruppo esiguo, oltre a Davide, Giovanni e me, solamente Samuele ci segue in questa nuova notturna.

            In auto si chiacchiera salendo verso il passo della Presolana ed all’arrivo verso le nove di sera siamo seguiti dalle occhiate scettiche dei passanti che ci osservano indossare allegramente l’attrezzatura e partire.

            Inaspettatamente non fa freddo, lasciata l’auto prendiamo il prato e ci addentriamo nel bosco illuminato dalle nostre pile frontali scavalcando il sentiero che riprendiamo poi più in alto.

            In un baleno siamo alla malga Casinelli, ci attardiamo ad osservare la valle già lontana colma di luci natalizie che abbagliano, ed in alto lo spettacolo dei monti, illuminati da una luna che pare non ci tradisca, imponenti e tenebrosi nella penombra; passiamo il minuscolo laghetto tondo e ghiacciato adiacente la malga e cerchiamo di fotografarlo inutilmente.

            Ho male di stomaco e questo mi fa apparire difficilissimo il sentiero che sale ripido e bordato da neve abbastanza alta; anche più sopra ne vediamo in bella quantità, sicuramente si prospetta una salita godibile anche se il mio passo è un poco lento.

            Durante una breve sosta i ragazzi fanno il punto della situazione, la temperatura è ottima, la neve bella ed il tempo di più, uno dei due canali tra il dente di roccia sotto alla cresta del Corzene è quindi sicuramente fattibile e siamo entusiasti.

            Silenziosamente, avanti Davide e poi noi, proseguiamo per un traverso all’inizio scarsamente innevato, che taglia verso il canale dopo essere passati sotto al piccolo bivacco.

            La notte ci invita al silenzio, pare che con il buio le parole siano assenti, ci troviamo a rispettare il riposo di un mondo che in quella versione è quasi sconosciuto, ed in punta di piedi, senza disturbare, compiamo la nostra salita.

            Mi ritrovo ad osservare e ricalcare a testa bassa le orme di Davide come un bambino dietro ad un novello pifferaio di Hamelin, è un peccato ma la priorità è riuscire a seguire i miei compagni, quindi arranco senza pensare né osservare nulla, ci sarà tempo.

            Avanzando la salita preventivata pare sempre più fattibile; dopo aver terminato il traverso si prosegue lungo una spianata che termina proprio sotto al canale diviso al centro dallo spuntone di roccia, lo intravediamo debolmente illuminato dalla luce della luna che ne evidenzia i molti anfratti scuri.

            Ci fermiamo alla base del canale di destra, quello che i miei compagni hanno scelto, è intonso, indossiamo velocemente i ramponi osservando lo stato della neve che pare proprio buono; parte Giovanni, felice di poter far traccia ed al seguito Samuele, io e Davide che mi segue attento lungo lo stretto passaggio tra gli alti ripidi di roccia scura che si stringono repentini in prossimità della cresta.

            La fatica della salita mi aggiusta definitivamente lo stomaco e dentro di me so di aver superato con successo quel malessere che non mi dava pace; finalmente anche io posso godere della salita.

            Sento gli schiocchi cristallini del ghiaccio che si spezza e scivola veloce lungo i pendii e la sensazione è quella di essere elefanti in un negozio di cristalleria, pare infatti che siano i nostri passi pesanti a provocare la distruzione di stupende e delicate costruzioni di ghiaccio puro e ce ne dispiace molto.

            Troppo presto arriviamo alla fine di quel canale che avremmo desiderato fosse lunghissimo, la cresta ci attende, è illuminata dalla bella luce della luna e leggeri fiocchi di neve portati da chissà dove ci svolazzano attorno.

            Prendiamo a destra e seguiamo il filo innevato osservando il nero degli strapiombi ai nostri lati; arriviamo in breve tempo al punto più alto, sono le dodici e venti, ci abbandoniamo ad un allegro scambio di complimenti per l’arrivo a quella specie di vetta che contrassegna Pizzo Corzene.

            Ci guardiamo attorno, la cosa inaspettata è che esiste un panorama, la luna è lassù tersa e limpida ed illumina a tal punto che spegnendo le frontali la visione del paesaggio è perfino migliore; fotografiamo i nostri visi sorridenti sperando che le immagini risultino chiare, desideriamo infatti immortalare quella salita che vorremmo condivisa con tutto il resto del GAL.

            Ora dobbiamo scendere, proseguiamo lungo la cresta innevata incontrando delle belle roccette facili e pure delle tracce fresche di altri alpinisti, peccato, fino ad allora  non ne avevamo incrociate.

            Arriviamo all’ampia sella che chiude la vallata e guarda il bivacco più sotto, per un dolce pendio candido scendiamo veloci, la neve è facile e molto agevole la discesa; nuovamente spegniamo le frontali e ci divertiamo a camminare nella notte rischiarata solo dalla luna.

            Le paure sono dissolte, il mal di stomaco pure, la felicità della camminata un motore che conosco bene e tutto è esattamente come il mio cuore desidera.

            Resto un poco indietro, la notte mi spinge a mille pensieri ma mi sento bene da sola, sono rilassata; un poco avanti intuisco Giovanni ma non lo chiamo, oltrepasso pendii innevati, le tracce dei miei compagni che vanno più svelti di me sono chiare, passo sotto alle stupende pareti della Presolana che intravedo nella notte e dopo un traversino di neve veramente fonda sono al bivacco. Inaspettatamente è occupato, i miei amici vi sono entrati, hanno trovato gente che dormiva, e se ne sono andati a riposare all’aperto un poco più avanti.

            Li raggiungo, ci mettiamo a mangiare qualche cosa su di un piazzalino affacciato sul nulla più oscuro, fuori tè caldo e cibo; la magia del silenzio viene spezzata e sono molte le risate scaturite da quel meritato riposo dopo la salita, che peraltro non è stata assolutamente difficile.

             Si parte ritemprati prendendo dritti giù per i ghiaioni ripidi, abbiamo aggirato il centro della vallata sicuramente non praticabile ed ora non ci resta che cercare le nostre tracce della salita.

            Le ritroviamo poco più sotto, riprendiamo il sentiero oppressi dal caldo più terribile e ci accorgiamo di quanto sia ripido e franoso.La discesa lungo il sentiero è difficile e molto di frequente siamo sorpresi da piccole frane traditrici che fanno molto faticare; cadere sui sassi è un’esperienza già vissuta e mi sforzo di non ripeterla.

            Alla malga Casinelli ci rilassiamo un poco ridendo dell’avventura veramente eccitante che stiamo portando a termine, alcune foto seduti sulle panche antistanti la malga dove Giovanni si esibisce in gag buffissime per un pubblico molto esclusivo anche se esiguo e poi ancora giù, lasciamo la neve e ritroviamo il bosco tranquillo.

            Sono le due e mezza quando arriviamo alla macchina, resta ancora parecchio tempo prima di guadagnare un letto morbido, non siamo molto stanchi, la salita appena compiuta ha provato il fisico ma ha saputo tenere sveglia la nostra allegria.

            Non vediamo l’ora di raccontare la nuova esperienza notturna al resto della compagnia e ci impegniamo, per la prossima, a convincere quanta più gente possibile a ripercorrere, con il favore delle tenebre, la bella salita al Pizzo Corzene.

 

                                           Marina Livella